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Per fare un’analisi sulla diffusione degli smart contract in Italia, non possiamo che partire dalla Blockchain. Già da tempo, questa infrastruttura sta modificando il modo in cui si fa impresa, e anche in Italia le tecnologie DLT (dei registri distribuiti) iniziano a fare gola alle PMI. L’OECD sottolinea, tra l’altro, come il quadro imprenditoriale del nostro Paese sia particolarmente adatto allo sviluppo di tecnologie basate sulla Blockchain.
Secondo Altalex, la gestione dei contratti sarebbe al secondo posto delle motivazioni per cui utilizzare questa tecnologia innovativa – del perché ne avevamo già parlato in precedenza: il CLM tradizionale è oneroso, inefficiente e poco sostenibile!
Infatti, l’esigenza di avere a disposizione un sistema più flessibile per il contract lifecycle management ha fatto sì che la legal industry si legasse sempre di più alla Blockchain.
Ma allora perché siamo così ancorati alla carta stampata?
Le barriere principali all’adozione di software CLM sono da individuarsi nella complessità delle procedure amministrative e nella conformità normativa. In particolare, le difficoltà maggiori riguarderebbero la mancanza di una regulatory chiara in tema di smart contract, la gestione dei codici hash in relazione al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (RGPD, EU 2016/679) e l’eSignature.
Solo la Legge n.12/2019 parla per la prima volta di smart contract in termini giuridici, discutendone l’ammissione in tribunale in caso di procedimenti giudiziali. Ad oggi però è ancora incompleta.
Che cosa cambia con gli smart legal contract
Proseguiamo con l’analisi definendo che cosa intendiamo, invece, per smart legal contract. Si tratta di contratti legalmente vincolanti, in cui alcune clausole sono tradotte in codice, secondo la logica della causa e dell’effetto – if-this-then-that.
Come sottolinea Romina Zorzini, Legal Architect di Trakti, i vantaggi di questa tipologia di contratto sono diversi: efficienza, trasparenza, riduzione dei costi, rapidità di reazione, incremento della mutua fiducia e del reciproco impegno, diminuzione dei rischi di contratto.
Romina Zorzini, Legal Architect @ Trakti
Eh già, gli smart legal contract di Trakti sono più sicuri:
- I pagamenti automatici diminuiscono il rischio di inadempimento o di adempimento parziale o inesatto.
- L’onboarding del cliente, con verifica della identità, aumenta la sicurezza dell’accordo tra le parti.
- Il contratto viene registrato (o all’italiana notarizzato) nella Blockchain, risultando così impossibile da violare e/o modificare, perdere.
- La funzionalità di eSignature è in conformità con l’Electronic Identification and Trust Services Regulation (910/2014 / CE) o eIDAS.
Per quanto attiene la gestione delle sopravvenienze contrattuali, gli smart contract permettono di accertare in tempo reale gli eventi che causano lo squilibrio patrimoniale tra le prestazioni o l’impossibilità sopravvenuta. Grazie agli oracles viene accertato e certificato l’accadimento di un evento imprevedibile; conseguentemente, il programma misura lo squilibrio economico tra le prestazioni, con possibilità di risolvere il contratto o di ricondurlo a condizioni di equità, in base a quanto stabilito ex ante dalle parti in sede di negoziazione.
Infine, gli smart legal contract sono particolarmente convenienti in caso di rimborsi, in quanto velocizzano i trasferimenti di ricchezza. Pensate ai rimborsi nei contratti assicurativi, alla distribuzione dei dividendi, al pagamento delle provvigioni agli agenti!
Tuttavia, al sistema legale sono riservate sfide sempre maggiori per adeguarsi alla gestione intelligente del ciclo di vita dei contratti. Che cosa ci aspetta in futuro?
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THE LEGAL CORNER:
l’Italia arranca a dare indicazioni sulla corretta adozione degli smart legal contract, mentre in UK si procede a passo spedito
Il 2019 ha visto la pubblicazione del “Legal Statement on cryptoassets and smart contracts” da parte della Taskforce governativa che mira a dare fiducia al mercato, certezza del diritto e prevedibilità fornendo indicazioni sullo status giuridico dei cryptoassets e degli smart contract.
La conclusione generale è che il common law è in grado di affrontare e adattarsi agli sviluppi tecnologici e ha una solida esperienza nel rispondere in modo flessibile ai nuovi meccanismi commerciali, il che la rende la “casa” perfetta per le transazioni che coinvolgono queste tecnologie e le relative controversie. Un tanto viene sottolineato nel Legal Statement di cui sopra: “piuttosto che dipendere dal processo di intervento legislativo spesso laborioso, lungo e inflessibile, i giudici sono in grado di applicare e adattare per analogia i principi esistenti alle nuove situazioni man mano che si presentano … Più volte nel corso degli anni il common law ha accolto innovazioni tecnologiche e commerciali, molte delle quali che … all’epoca non erano meno nuove e dirompenti di quelle di cui ci occupiamo ora.”
Successivamente alla pubblicazione del Legal Statement, il governo ha chiesto alla Law Commission di analizzare il rapporto tra la legge attuale e gli smart contract e identificare possibili aree in cui potrebbero essere necessari degli interventi legislativi.
La funzione principale era quella di cercare, coinvolgendo tutte le parti interessate (accademici, avvocati, coder, start-up..), opinioni e prove sui modi in cui vengono utilizzati gli smart legal contract e la misura in cui la legge esistente può adottarli. Un tanto al fine di garantire che la giurisdizione inglese rappresenti una scelta competitiva per le imprese.
Secondo la Law Commission, gli smart legal contract aumenteranno l’efficienza e la certezza negli affari e ridurranno la necessità per le parti contraenti di fidarsi l’una dell’altra: la fiducia risiederà nel codice!
Lo studio dopo aver descritto le tre forme di smart contract, si concentra sull’analisi degli smart legal contracts intesi come contratti legalmente vincolanti nei quali alcuni o tutti i termini sono eseguiti in maniera automatizzata dal codice e da un linguaggio di programmazione e registrati su un registro distribuito.
Vengono così approfonditi i seguenti temi:
- la formazione degli smart contract;
- l’interpretazione degli smart contracts;
- vizi e rimedi;
- la tutela del consumatore;
- la giurisdizione.
È di pochi giorni fa, infine, la pubblicazione da parte della UK Jurisdiction Taskforce della “Digital Dispute resolution rules” da utilizzare nelle transazioni digitali on-chain e nei contratti intelligenti.
Le regole per la risoluzione delle controversie digitali sono state redatte dopo un’ampia consultazione pubblica e privata tra avvocati, esperti tecnici, finanziari e parti commerciali.
Lo scopo delle regole è quello di facilitare la risoluzione delle controversie commerciali, diminuendo tempi e costi.
Simili iniziative potrebbero e dovrebbero essere promosse anche in Italia, dove il quadro normativo non è ancora completo e costituisce un ostacolo all’adozione delle nuove tecnologie e quindi ai benefici che ne derivano.
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